Una sanità che cambia, e che diventa sempre più a misura di anziano, “disegnata” in base ai fabbisogni specifici della terza età con standard qualitativi omogenei sull’intero territorio nazionale, dal Trentino alla Sicilia. È l’obiettivo della cosiddetta “Missione 6 – Salute” del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), più esattamente nella parte che prevede la creazione di “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza territoriale sanitaria”. Un traguardo che la Cna Pensionati auspicava da tempo, e che lo scorso 22 giugno è stato raggiunto – a livello legislativo – con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del Decreto ministeriale numero 77, che disciplina la riforma dell’assistenza sanitaria.
Al centro, dunque, c’è la domanda di salute dei cittadini anziani, che passa attraverso un nuovo modello organizzativo dell’intera rete di assistenza. L’obiettivo è rendere la medicina territoriale sempre più vicina alle persone. La nuova sanità parte da una struttura sovraordinata di riferimento, rappresentata dal Distretto sanitario che fa capo alle Asl (aziende sanitarie locali), che avrà il compito di coordinare tutte le strutture e i professionisti sanitari e sociali. Ogni distretto avrà in carico circa 100.000 abitanti, con qualche eccezione legata alla densità di popolazione, oppure alle caratteristiche del territorio.
In ogni distretto saranno realizzate le “Case di comunità” (Cdc). Si tratta di strutture di facile individuazione, dove i cittadini potranno accedere per richiedere prestazioni socio-sanitarie di varia natura. In particolare, saranno dedicate ai pazienti affetti da patologie croniche, perché per le urgenze bisognerà continuare a rivolgersi alla rete dell’emergenza. Questo, tuttavia, è un altro aspetto del Pnrr che prevede anche il rafforzamento degli ospedali.
Ma torniamo alle Case di comunità, dove i cittadini potranno trovare le prime cure, farsi visitare, eseguire analisi, diagnostica di base, vaccini e screening. Nelle Case di comunità ci saranno il punto prelievi, i servizi diagnostici come ecografia, elettrocardiografia, retinografia, oct, spirometria, oltre ai servizi ambulatoriali specialistici per le patologie a elevata prevalenza (cardiologo, pneumologo, diabetologo); e ancora, servizi di prevenzione collettiva e promozione della salute, dagli screening alle vaccinazioni, fino alle classiche attività dei consultori familiari. Sarà possibile anche prenotare visite specialistiche e attivare le cure domiciliari, o richiedere l’intervento dell’assistente sociale. Le case di comunità saranno realizzate secondo il modello “hub” e “spoke”. Per capire come funzioneranno, bisogna immaginare una ruota con un punto centrale (hub), al quale faranno riferimento 40-50mila abitanti, e le Case di comunità “spoke” (raggio), dislocate rispetto alle precedenti, dove i pazienti troveranno gli ambulatori dei medici di medicina generale (Mmg) e pediatri di libera scelta (Pls). Oltre ai medici, nelle Case della comunità i pazienti troveranno l’infermiere di famiglia o comunità (uno ogni 3.000 abitanti) ed una unità di continuità assistenziale (1 medico e 1 infermiere) ogni 100.000 abitanti. A completamento della rete di assistenza territoriale, nel DM 77/2022 sono anche previste le cosiddette Centrali operative territoriali (Cot) e gli Ospedali di comunità (OdC), che sarà dotato di 20 posti letto ogni 100.000 abitanti.
Per concludere, complessivamente in Italia con i fondi del Pnrr è programmata una dotazione di 1350 Case della comunità, 600 Centrali operative territoriali e 400 Ospedali di comunità. Senza dimenticare che il piano tende anche al rafforzamento della telemedicina, per “entrare” virtualmente in casa dei pazienti in caso di necessità. Nella riforma, infatti, l’abitazione è considerata come il primo luogo di cura.

Per approfondire:

Per consultare il documento politico-sindacale dedicato alle misure del PNRR che interessano i pensionati clicca qui
Per consultare il DM 77/2022 clicca qui