Intervista al Presidente Giungi

“Non ci servono promesse elettorali, ma impegni seri da parte della politica. Chiederemo a tutti di garantire un reddito pensionistico dignitoso e un welfare attento alla cura e alla assistenza dei più fragili”

La crisi del governo Draghi, la inusuale campagna elettorale estiva, le priorità di cui si deve fare carico lo Stato, i bisogni di pensionati e anziani. Intervista a tutto campo del Presidente Nazionale CNA Pensionati Giovanni Giungi.

I dati statistici parlano di un’Italia in forma, che batte le attese sulla crescita del PIL e sull’occupazione (secondo l’Istat a giugno è stata superata la soglia psicologica dei 23 milioni di lavoratori), tra l’altro in un contesto internazionale estremamente complicato tra recrudescenza della pandemia, spirale inflazionistica che erode il potere d’acquisto e la guerra in Ucraina causa scatenante di costi energetici alle stelle.
Uno scenario che l’Italia sta affrontando senza un governo, dopo la scelta di Mario Draghi di confermare le proprie dimissioni a seguito dell’implosione della maggioranza, composita, che lo sosteneva. Il Paese quindi sarà costretto ad una campagna elettorale sotto l’ombrellone, con un quadro politico frammentato ed il rischio di mettere a repentaglio le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) se non verranno rispettate le tempistiche promesse all’Europa rispetto a riforme ed investimenti.
Il Presidente Nazionale CNA Pensionati Giovanni Giungi si dice “preoccupato, ma allo stesse tempo determinato nel rappresentare gli interessi di pensionati ed anziani”. Ma andiamo con ordine, i temi sono tanti e per niente scontati.

Presidente Giungi, che effetto le ha fatto la caduta del governo Draghi?

Risposta. Credo che la prematura interruzione della legislatura sia stata per tutti inaspettata. Noi in quel giorno eravamo impegnati in una riunione della presidenza nazionale e non ci immaginavamo un esito del genere. Sono prevalse nelle forze politiche spinte centrifughe dovute agli interessi elettorali, senza tener conto del rischio di disperdere tutto il lavoro fatto – dal governo come dal parlamento – sul PNRR e sulle misure per contrastare gli effetti più nefasti di una pressione inflazionistica legata soprattutto al caro energia. Voglio ricordare che era in discussione un provvedimento – il c.d. Decreto Aiuti Bis – in grado di mobilitare un ammontare di risorse pari ad una finanziaria. Ora ci dovremo accontentare di un decreto – a causa degli “affari correnti” – che probabilmente scontenterà tutti: imprese, lavoratori e soprattutto pensionati. Si parla infatti di anticipo della rivalutazione delle pensioni (soldi che ci spettano di diritto a partire dal gennaio 2023), con il rischio concreto di un effetto da “montagna che partorisce il topolino”. Avremo infatti preferito che fossero riproposte misure straordinarie, ovvero il bonus di 200 euro ai pensionati anche per il mese di agosto.

E questo parlando solo di breve periodo. Ma che dobbiamo attenderci dal voto del 25 settembre?

Risposta. Faccio un esempio tornando sempre all’ultima riunione di presidenza: in quell’occasione abbiamo approvato la sottoscrizione dell’appello “La ricerca sulla salute come bene comune: una infrastruttura pubblica europea per vaccini, farmaci e innovazione biomedica” – promosso, tra gli altri, da Silvio Garattini, Fabrizio Barca e Giuseppe Remuzzi – in cui si evidenzia la necessità di non dimenticare una delle più importanti lezioni impartiteci dalla pandemia di Covid-19: la riscoperta della centralità dell’intervento pubblico in materie come la salute. Un settore da considerare bene comune e quindi bisognoso di un costante interesse da parte dello Stato, anche rispetto ad un campo da sempre accreditato – ingenuamente – quale esclusiva del settore privato (le c.d. big pharma) ovvero l’innovazione biomedica, cioè la ricerca di nuovi farmaci e vaccini.
Ho fatto questo esempio perché credo sia necessario chiarire bene la posta in palio con il prossimo voto. I cittadini potranno infatti decidere come orientare il “cambiamento di paradigma”, imposto dalla pandemia, rispetto alle tematiche sanitarie, socio-assistenziali e del welfare in senso lato: non più un costo insostenibile che mette in crisi il bilancio dello Stato, ma al contrario un investimento strategico alla base dello sviluppo economico del Paese.
Questo credo sia l’elemento dirimente di cui discutere, che a cascata porta con sé le varie proposte e misure in grado di concretizzarlo nella vita quotidiana di tutti noi.

Alla luce di ciò, quali sono allora le proposte di cui si dovrebbe discutere in campagna elettorale?

Risposta. Mi sia prima consentita una parentesi per chiarire ancora meglio il tema delle risorse, ovvero un grande alibi ma soprattutto una scellerata giustificazione per i tagli lineari di bilancio imposti nel passato, quando in Europa dettava legge l’austerity. Proprio in questi giorni, infatti, stiamo scoprendo la possibilità di coprire consistente spesa pubblica grazie a misure come la tassazione sugli extra-profitti delle società energetiche. Negli ultimi anni altri settori sono stati avvantaggiati, invece, dalle conseguenze della pandemia, grazie alla quale hanno ottenuto utili spropositati. Pensiamo per esempio al caso delle società farmaceutiche con la produzione dei vaccini e dei farmaci contro il Covid-19 (la cui creazione è stata sovvenzionata da enormi stanziamenti pubblici) oppure alle società digitali con il vantaggio competitivo assicurato dalle misure di contenimento contro il contagio. Parlando ancora di risorse, bisogna ricordare l’accordo internazionale sulla tassazione minima delle multinazionali che produrrà ulteriore gettito nei prossimi anni per una moltitudine di Paesi, tra cui l’Italia.
Ecco, citare questi casi ci permette di comprendere come non sia più un tabù ragionare su quali possano essere le fonti di finanziamento – oltre al PNRR – in grado di assicurare il nuovo sistema di welfare di cui abbiamo bisogno. Evitando così di colpire i soliti noti: piccoli imprenditori, lavoratori e pensionati.

Andiamo sul concreto: cosa vorreste per anziani e pensionati?

Risposta. L’obiettivo è quello di una graduale implementazione del welfare generativo o della cura, ovvero soluzioni innovative e “produttive” dei bisogni, basate in particolare su tre asset: lo sviluppo della prevenzione, il controllo delle cronicità e la garanzia dell’assistenza.
Del resto, tutto ciò è previsto nient’altro che dal PNRR – in particolare dalle missioni 5 e 6 – tramite cui si mira a superare la dicotomia tra ambito sanitario e ambito socio-assistenziale puntando con forza ad un modello maggiormente votato alla prossimità, attento ad offrire prestazioni ed attività piuttosto che erogare meri trasferimenti monetari o sconti fiscali ad utenti bisognosi – invece – di servizi sempre più complessi.

In effetti non si parla d’altro che di PNRR, quando non si discute di alleanze o coalizioni elettorali…

Risposta. E noi vogliamo fare in modo che i partiti non compromettano il percorso fino a qui svolto. Proprio per questo CNA Pensionati ha aderito al Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza insieme ad altre 48 organizzazioni che rappresentano la totalità degli attori coinvolti nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese. Il Patto ha proposto l’istituzione del Sistema Nazionale Assistenza Anziani (SNA) ai fini della riforma, prevista dal PNRR, per introdurre un sistema organico di assistenza agli anziani non autosufficienti.
Lo SNA ha l’obiettivo di considerare l’assistenza alla non autosufficienza come un settore distinto del welfare state, ritagliandone un ruolo specifico in aggiunta e in raccordo ai già esistenti sistemi di servizi ed interventi sanitari, sociali e previdenziali (aggiornando i LEA ed i LEPS dedicati). Le proposte sono molteplici e tutte indirizzate a non lasciare abbandonati a sé stessi – oppure alle famiglie e ai caregiver – gli oltre 3,8 milioni di anziani non autosufficienti. Tra tutte, vorrei citare la trasformazione dell’indennità di accompagnamento nella nuova prestazione universale per la non autosufficienza, in grado di riconoscere ai beneficiari un ammontare più elevato qualora scegliessero l’erogazione di un servizio (v. assunzione di badanti regolari) piuttosto che il mero contributo economico. Un esempio concreto di welfare generativo, produttivista.
Comunque, la legge delega con cui avviare la riforma era prossima all’approvazione in Consiglio dei Ministri, consentendo così di rispettare le tempistiche di attuazione entro la primavera del 2023, come prescritto dal PNRR. Al prossimo governo chiederemo di concludere questo iter entro i primi cento giorni dal proprio insediamento.

Ci sono altre misure del PNRR che possono favorire anziani e pensionati?

Risposta. L’altra grande partita è l’attuazione della riforma della sanità territoriale. Per fortuna, entro la scadenza semestrale di giugno, il Ministero della Salute è riuscito ad ottemperare a tutti gli inderogabili target. È stato infatti pubblicato il Decreto ministeriale 77 “Regolamento per la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nell’ambito del Servizio sanitario nazionale” e sono stati sottoscritti i Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS) con tutte le Regioni per realizzare – da qui al 2026 – 1350 Case della Comunità, 600 COT – Centrali Operative Territoriali e 400 Ospedali della Comunità.
Per non sprecare questa mole d’investimenti – realizzando le ennesime “cattedrali nel deserto” – c’è la necessità di garantire adeguate risorse per il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) ai fini di implementare ed attuare la riforma, in particolare per quanto riguarda il reperimento del personale necessario (medici, infermieri, oss, etc.). Anche su questo chiederemo l’impegno di tutte le forze politiche.

Abbiamo affrontato il lato welfare delle vostre proposte e rivendicazioni. Cosa chiedete invece per quanto riguarda il potere d’acquisto delle pensioni?

Risposta. Ritengo che questo sia l’altro tema fondamentale della campagna elettorale, ovvero come affrontare la fiammata inflazionistica che sta erodendo – e lo farà sempre di più – il reddito da pensione.
Il 90% degli over 65 possiede una casa, 2/3 della spesa farmaceutica da parte dei consumatori privati è attribuibile agli anziani, il caro energia incede molto di più sui beni alimentari rispetto ai servizi. Oggi, quindi, il pensionato tipo si trova all’interno di una vera e propria spirale di incrementi e costi sempre più insostenibili, tra bollette, farmaci e spesa di tutti i giorni.
Al di là dei soliti slogan elettoralistici che ora sono tornati di moda, crediamo che sia arrivato il momento di prevedere interventi strutturali capaci di proteggere realmente le pensioni, a partire della loro indicizzazione e rivalutazione automatica, basata tra l’altro su un indice – quello per le famiglie di operai ed impiegati, il FOI – che non rispecchia i consumi reali dei pensionati quanto invece potrebbe farlo con più appropriatezza l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Unione europea (IPCA).
Mi permetto dunque di elencare alcune delle nostre proposte: sulla base dello studio del Centro Europa Ricerche (CER) commissionato dal Coordinamento unitario pensionati lavoro autonomo (CUPLA), l’introduzione di un bonus Irpef di 960 euro annui da destinare a chi riceve un reddito imponibile da pensione compreso tra 6.500 e 12.000 euro; revisione strutturale dei bonus sociali per le bollette di acqua, luce e gas innalzando la soglia Isee di accesso a 20.000 euro; azzeramento dell’IVA sui prodotti alimentari di base e riduzione all’aliquota del 4% delle bollette e dei farmaci utilizzati per le malattie croniche.
Questo è l’aggiornamento della nostra “cassetta degli attrezzi” a difesa del reddito pensionistico, che nel corso degli anni stiamo specializzando ed approfondendo grazie al solido contributo dei centri di ricerca e di relazioni politico-sindacali in grado di compattare sempre di più il variegato mondo della rappresentanza dei pensionati.

Cosa farete per impegnare i partiti rispetto a queste proposte?

Risposta. Metteremo a disposizione delle nostre articolazioni territoriali, presenti in tutta Italia, un manifesto politico-sindacale da far sottoscrivere a tutti i candidati degli schieramenti in campo. Crediamo che le nostre proposte siano trasversali e debbano quindi diventare patrimonio comune del futuro arco parlamentare. Mi piacerebbe che in ogni collegio di Camera e Senato fossimo in grado di organizzare un dibattito dove invitare i candidati del territorio e presentargli così il nostro manifesto. Non saremo quindi dei meri spettatori in questa campagna elettorale.

Per concludere, Presidente Giungi evito di chiederle un pronostico sul voto ma si sente comunque di esprimere un giudizio su quanto fino qui visto?

Risposta. Voglio lanciare un appello: cittadini, elettori e candidati condividano un sano “patriottismo costituzionale”. Molto spesso la nostra Costituzione viene definita la più bella del mondo. In passato si è tentato di modificarla in maniera unilaterale e si è fatto flop, altre sue previsioni invece attendono ancora una piena attuazione, come per esempio il sempre attuale articolo 3 e il suo messaggio sulla giustizia sociale.
Torniamo allora a prendercene cura così come lo si fa con i propri nonni e nonne. Utilizziamo la “sapienza” insita nella Costituzione per guidare il Paese in un periodo storico tormentato da una molteplicità di crisi – geopolitiche, ambientali, economiche e sociali – che complicheranno, e non di poco, i piani del prossimo governo.
Mi viene da assicurare che sulla responsabilità e sul senso civico dei pensionati si potrà sempre contare ma, in definitiva, abbiamo bisogno di un’Italia complessivamente più unita, che metta al centro la coesione sociale invece di ristagnare nell’incertezza e nel rischio di fomentare paure e divisioni.