Case della comunità, badanti di condominio; abitazioni, ospedali, luoghi di cura e servizi sociali a misura di anziano, e soprattutto un nuovo assetto del sistema sanità, che non dovrà più essere considerato soltanto alla stregua di un costo, ma pensato come un investimento sul futuro del Paese. Insomma, un “Sistema nazionale assistenza anziani” (Sna), composto da tutte le misure dedicate all’assistenza delle persone un po’ più avanti negli anni che hanno perso la propria autosufficienza. Tutte le proposte sono contenute nella “Nota su considerazioni politico-sindacali a presidio delle missioni sociali del Pnrr”, di Cna Pensionati, che aderisce al “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, un’ampia coalizione sociale nata per valorizzare l’occasione storica offerta dalla riforma nazionale dell’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia, prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

“Lo Sna – commenta Salvatore Cavini, delegato della Presidenza nazionale Cna Pensionati alle politiche sanitarie e socio-assistenziali del Pnrr – ora può diventare quella riforma di sistema attesa da oltre vent’anni e che riguarda i 3,8 milioni di anziani non autosufficienti (insieme alle loro famiglie). Sul piano del finanziamento del Ssn il cambiamento è tangibile, e finalmente – osserva Cavini – si è invertita la rotta: nel 2020 il Fondo sanitario nazionale (Fsn) era di 114 miliardi di euro, nel 2022 di 126 miliardi e nel 2023 ne saranno previsti 128. Non sono ancora le cifre risolutive, ma certamente si è imboccata una strada diversa. A queste risorse vanno aggiunte quelle previste dalle Missioni 5 e 6 del Pnrr, che cuberanno circa 20 miliardi. Oggi ci sono le condizioni – che non si ripeteranno – per rafforzare il nostro Sistema sanitario nazionale. Questo, dunque, diventa il tempo di decidere. Ovvero decidere quale sanità vogliamo nei prossimi 20/30 anni”.

La riforma complessiva della sanità deve coinvolgere tre ambiti: medicina territoriale, nuove tecnologie e personale. Il Pnrr mette a disposizione molti investimenti in strutture (1350 Case della comunità, 600 Centrali operative territoriali e 400 Ospedali della comunità). Il cambio di paradigma deve necessariamente riguardare anche i servizi sociali e sociosanitari.

Il modello auspicato prevede la revisione dell’attuale sistema di assistenza domiciliare integrata, con l’aumento dei fondi e il rafforzamento l’intera filiera dei servizi domiciliari, la creazione di alloggi protetti, condomini solidali, case-famiglia. Altro aspetto fondamentale per ridisegnare la sanità territoriale è la telemedicina, con l’obiettivo di erogare servizi sanitari sempre più puntuali e vicini.

Quello che occorre, dunque, è “un modello organizzativo capace di rendere maggiormente fruibile il Servizio sanitario nazionale a quegli utenti più bisognosi di tutela e assistenza: gli anziani ed i pazienti affetti da patologie croniche”. Nella Casa della Comunità (CdC) i cittadini troveranno le prime cure, potranno essere visitati, fare le analisi, accertamenti diagnostici, vaccini, grazie a un’azione d’equipe tra medici di medicina generale, specialisti ambulatoriali interni, infermieri.

Accanto a tutto questo si colloca anche la proposta di una nuova “Prestazione universale per la non autosufficienza” (Sna), che oltre alle soluzioni abitative pensate per garantire sicurezza e qualità della vita agli anziani, prevede la modifica dell’attuale “Indennità di accompagnamento”, una misura fondamentale per la cura della popolazione anziana, che tuttavia andrebbe aggiornata in base alle nuove necessità emerse. La proposta, dunque, è quella di trasformarla nella “Prestazione universale per la non autosufficienza”.

La nuova prestazione prevede che il contributo economico possa essere convertito, a scelta, in servizi per le persone anziane in condizione permanente di non autosufficienza che necessitano di assistenza continuativa. Nella proposta, anche l’importo dovrà essere variabile, in base al fabbisogno assistenziale, con la possibilità di acquisire servizi professionali autorizzati o accreditati, oppure per pagare un assistente familiare regolarmente contrattualizzato. Il ricorso alla seconda possibilità verrà premiato con un aumento dell’importo spettante.